Non è mai facile avvicinarsi a Leonardo. La sua immagine sembra continuamente
cangiante, le sue opere, in parole e in immagini, acquistano valori differenti
a seconda del punto di vista dell'osservatore, del tempo in cui vive, del suo
orizzonte di attesa. Al di là della dimensione storico-biografica dell'uomo-Leonardo
(in parte verificabile con gli strumenti della filologia e della rigorosa
analisi scientifica), esiste una linea d'ombra oltre la quale la sua opera comincia
a vivere nel tempo, a trasformarsi incessantemente. Ecco, forse, il sottile filo rosso
che lega i saggi vinciani di Silvia Fabrizio-Costa : un profondo sentimento del
Tempo, rintracciato in re nella microscopia di alcuni fogli e disegni leonardiani,
ma anche nell'illustrazione puntuale di un momento decisivo nella ricezione
delle sue scritture, tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento ; la renaissance
dei suoi manoscritti che, dopo un oblio durato oltre due secoli, ricominciano
ad affiorare nelle biblioteche europee, per essere decifrati e pubblicati.
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